La tinteggiatura di una parete può influire sulla percezione di uno spazio. Esistono diverse possibilità, da valutare in base all’immobile oggetto di analisi. A seconda dell’effetto desiderato è possibile infatti scegliere alcune tecniche. Se ne riportano di seguito alcune:
Una sola parete colorata, le altre pareti bianche – si “allunga” lo spazio
Pareti colorate e bordo sul soffitto dello stesso colore – si crea la percezione di spazio più “alto”
Pareti colorate e bordo sulle pareti uguale al soffitto – si crea la percezione di spazio più “basso”
Pareti a strisce verticali colorate – si crea la percezione di spazio più “alto”
Pareti a strisce orizzontali colorate – si crea la percezione di spazio “allargato”
Pareti a motivi geometrici – per dare un tocco moderno e inconsueto all’ambiente
In merito poi alla scelta della pittura, si considera di utilizzare un prodotto a basso o nullo contenuto di VOC (Composti Organici Volatili), per minimizzare l’inquinamento indoor. Una soluzione molto ecologica è per esempio la pittura a calce, antica e molto utilizzata per esempio negli edifici storici. La pittura a calce si adatta molto bene a superfici porose, ma è adatta anche ad altri tipi di supporto. E’ molto traspirante e non è impermeabile. E’ pertanto da evitare su pareti soggette a dilavamento o molto esposte alle intemperie. La pittura a calce è molto utilizzata in bioedilizia.
Le idropitture sono quelle oggi più usate comunemente, che consentono di ottenere diversi effetti sulla parete e risultano molto coprenti. A seconda dell’ambiente è possibile scegliere una pittura con determinate caratteristiche. La tempera è la pittura colorata tradizionale, poco coprente, oggi normalmente sostituita dall’idropittura. Normalmente ha bisogno dell’utilizzo di un fissativo. Lo smalto, invece, è un tipo di pittura acrilica, che svolge funzione protettiva ed è solitamente impermeabile. Si può utilizzare per esempio in bagno o in cucina, dove anche se si macchia può essere facilmente lavato.
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Per effettuare un cambio di destinazione d’uso da ufficio a residenziale occorre verificare che la normativa urbanistica lo consenta, in quanto si va a modificare il carico urbanistico. Occorre inoltre verificare la presenza dei requisiti igienico-sanitari della destinazione d’uso prescelta in base al regolamento edilizio e d’igiene del Comune dove si trova l’immobile. Per ultima cosa, occorrerà modificare la categoria catastale (che passerà presumibilmente da A/10 a A/3 o A/2). E bisogna controllare anche che il condominio dove si trova l’immobile permetta il cambio di destinazione d’uso (vedi regolamento condominiale). Ogni Comune ha le sue regole. Un cambio di destinazione d’uso potrebbe essere possibile a Lodi ma non a Milano o Roma, o viceversa.
Nel cambio di destinazione d’uso ci saranno in genere alcune spese:
oneri di urbanizzazione
diritti di segreteria comunali
parcella del tecnico incaricato di progetto, DL e pratica edilizia
parcella del tecnico incaricato della sicurezza
spese per gli eventuali lavori edili
Attenzione. La normativa dice che “È cambio destinazione d’uso urbanisticamente rilevante, ogni forma di utilizzo dell’immobile diversa da quella originaria, con o senza opere, che comporti il passaggio ad una diversa categoria funzionale, come sopra indicate. Se si resta all’interno della stessa categoria, non è un mutamento di tipo rilevante.“
Le categorie d’uso sono:
residenziale (compreso uso promiscuo – abitazione/studio e abitazione/affittacamere)
turistico-ricettiva (alberghi, ostelli, altro)
produttiva e direzionale (banche, uffici, studi professionali)
In caso di cambio di destinazione d’uso, con o senza opere, occorre presentare come pratica edilizia in Comune un permesso di costruire, a meno che il cambio non avvenga nella stessa categoria (per es. da pub a ristorante). In questo secondo caso, ovvero per cambi di destinazione d’uso all’interno della stessa categoria, si possono inquadrare gli interventi come manutenzione straordinaria, e quindi si può presentare una CILA (Comunicazione di Inizio Attività Asseverata) al posto del permesso di costruire, in virtù del decreto semplificazioni del 2020. In alcuni casi, inoltre, alcuni Comuni richiedono una SCIA alternativa al permesso di costruire invece del permesso di costruire.
La modifica catastale di categoria comporterà una modifica delle tasse pagate (IMU, TASI, TARI).
Come ultimo passaggio, può essere opportuna la presentazione di una SCIA per l’agibilità dell’immobile, in funzione della categoria d’uso prescelta (con impianti conformi alla normativa e relative certificazioni).
Per rimanere aggiornati sulle novità relative ai bonus in edilizia, vi segnalo un seminario a cui partecipo in veste di relatrice, che è organizzato dall’Associazione culturale ALAUS di Lodi. Si terrà sabato 11 marzo alle ore 14:30 presso la sede dell’Associazione (al secondo piano presso CFP, Piazzale Forni, 3).
Il seminario durerà un’oretta e mezza e passeremo in rassegna i bonus edilizi attualmente in vigore, con qualche esempio pratico. Al termine sarà previsto un tempo per le domande. Per i partecipanti non soci ALAUS, il seminario è a offerta libera. Il ricavato dell’evento sarà devoluto per le attività benefiche dell’Associazione.
E’ stato pubblicato il nuovo portale ENEA per l’invio delle pratiche di richiesta di detrazioni fiscali. La pagina permette l’invio delle informazioni inerenti le ristrutturazioni effettuate con Bonus Casa, con Ecobonus e con Super Ecobonus 110%, dunque si pone come unico punto di riferimento.
E’ importante saper distinguere i vari tipi di intervento per non sbagliare l’invio delle pratiche ed il tipo di detrazioni fiscali. E’ sempre meglio affidarsi a un tecnico, che possa tenere sott’occhio la globalità della situazione e delle complesse informazioni da inserire.
Restano tuttavia alcuni dubbi di notevole importanza, a cui serve dare risposta, in merito al Super Ecobonus 110%: è importante effettuare chiarezza prima di eseguire davvero gli interventi di efficientamento energetico e presentare le pratiche necessarie, per evitare di commettere errori e avere problemi in seguito.
Se serve supporto sul tema potete scrivere all’indirizzo mail vivattiva@gmail.com per avere un preventivo.
Ho avuto la fortuna di partecipare come relatrice ad un progetto di divulgazione sulle opportunità lavorative nel settore green, rivolto agli studenti delle scuole. Vorrei quindi spiegarvi meglio in cosa consiste il progetto “Green Jobs”, e per farlo ho pensato di intervistare la Dott. ssa Manuela Marazzina, psicologa, esperta in disturbi specifici dell’apprendimento e psicologia scolastica, che lo segue in modo attivo.
– In cosa consiste il progetto “Green Jobs’ e chi l’ha ideato?
Il progetto Green Jobs nasce da un’idea del mio collega psicologo Matteo Plevano, che ha trovato in Fondazione Cariplo un valido sostegno per la realizzazione. È un progetto di orientamento scolastico e professionale rivolto agli alunni delle scuole secondarie di secondo grado che vuole aumentare la sensibilità dei ragazzi verso la tematica ambientale, ampliare le conoscenze sui percorsi professionali possibili e offrire uno spazio di riflessione sul loro futuro. Si sviluppa attraverso tre momenti: un incontro in ciascuna classe per illustrare i cambiamenti in chiave sostenibile che stanno avvenendo nel mondo lavorativo, economico e sociale, una plenaria rivolta a tutte le classi coinvolte in cui alcuni professionisti lasciano una testimonianza sul loro percorso di studi e loro esperienza professionale, un colloquio individuale di orientamento alla scelta post diploma.
– Da quanti anni lo state portando avanti? In quali scuole?
Il progetto è attivo da 5 anni, periodo in cui abbiamo incontrato circa 10000 studenti delle classi quarte e quinte di licei o istituti tecnici della Lombardia.
– Qual è il riscontro da parte degli studenti e dei relatori?
Abbiamo ricevuto molti pareri positivi! I ragazzi, negli anni sempre più informati sulla sostenibilità, scoprono settori, percorsi di studio e professioni che non immaginavano e, in una fase delicata della loro vita, apprezzano avere uno spazio neutro con un professionista in cui potersi confrontare rispetto alla difficile scelta universitaria o professionale. Molti relatori negli anni riconfermano la loro disponibilità a venire a parlare con i ragazzi e raccontano con entusiasmo il loro percorso, riferendoci il desiderio di trasmettere la loro passione!
– Avete attuato partnership o collaborazioni particolari?
Il progetto è svolto in collaborazione con Junior Achievement.
– Quanto è importante oggi che i giovani e i meno giovani siano informati in merito ai “Green Jobs?
Crediamo molto in questo progetto! Ormai quasi tutte le professioni ruotano intorno al concetto cardine di sostenibilità (ambientale, economica e sociale) ed è fondamentale che le nuove generazioni e i futuri lavoratori siano informati e formati. Inoltre le possibilità lavorative nell’ambito dei Green Jobs sono aumentate negli ultimi anni e, in una situazione incerta da un punto di visto lavorativo come quella attuale, è fondamentale che i ragazzi conoscano realmente quali possibilità esistono.
– Quanto sono importanti i “green jobs” per il futuro? Ci sono possibilità interessanti per chi è in cerca di occupazione?
Assolutamente. Il futuro si sta costruendo in chiave sostenibile, basti considerare gli incentivi statali che sono presenti oggi. Inoltre le risorse fossili stanno finendo, consumiamo più di quanti possiamo permetterci. L’unica via d’uscita non può che essere una maggiore attenzione e maggiori investimenti nell’ambito della sostenibilità.
– Prevedete di portare avanti altri progetti per il settore green?
Le idee sono molte come anche il desiderio di realizzarle! Sicuramente ci piacerebbe portare questa esperienza, virtuosa e consolidata, in un numero maggiore di scuole, in tutta Italia
Ho letto un libro bellissimo, che mi è rimasto impresso nella mente e che credo abbia un profondo valore ancora oggi. Si tratta di “L’uomo che piantava gli alberi”, di Jean Giono.
La storia narra di un pastore, Elzéard Bouffier, che da solo ha iniziato a piantare ghiande in una landa desolata alle pendici delle Alpi francesi, trasformandola nel corso degli anni in un paradiso verde. Nel giro di alcuni anni laddove prima non c’era niente cresce una foresta: molte persone popolano i villaggi limitrofi, prima abbandonati, e devono la propria felicità al pastore.
Un racconto che ha dell’incredibile e che racchiude la sua straordinarietà proprio nel fatto di compiere atti di generosità e innovazione sociale solo per il fatto di compierli, senza ricevere nulla in cambio. Nessuno ha mai pagato l’uomo per piantare alberi e nessuno glielo ha mai chiesto. L’uomo compie questi gesti perché sente di dover fare del bene al prossimo e di dover fare qualcosa per migliorare quel luogo, pur sapendo che non riceverà nessun beneficio o privilegio in cambio di questo.
Trovo che questa storia sia molto attuale soprattutto in questo momento storico, in cui il Pianeta ha bisogno del nostro aiuto e in cui l’impegno per l’ambiente può davvero fare la differenza. Atti di volontariato sono oggi atti di eroismo, perché vengono fatti senza ricevere nulla in cambio nella speranza ideale di un mondo migliore. E sono certa che prima o poi la ricompensa arriva, perché il bene torna sempre indietro.
Jean Giono ha affermato che Elzéard Bouffier è un personaggio inventato, ma che ha ritenuto di parlarne in un libro per fare riflettere le persone sull’importanza di piantare alberi.
“L’uomo che piantava gli alberi” è dunque una bellissima storia di speranza, idealismo e innovazione, che tutti dovrebbero leggere a qualunque età, per trarne ispirazione in tutti i campi della propria vita.
In questi giorni ho scritto un racconto a tema ecologico per bambini (4-12 anni). E’ il secondo di una collana che sto preparando e che si chiamerà “Ecostorie”. Il titolo del racconto è “Anna e il balcone”.
E’ ambientato in un periodo difficile, in cui si è diffuso un brutto virus e le persone non possono più uscire. Anna è l’eroina con spirito ecologico che riesce a rallegrare la situazione anche quando la sua famiglia è triste, non perdendosi mai d’animo.
Nella mia idea, Anna potrebbe essere di esempio per molti bimbi che si trovano spaesati e senza punti di riferimento in un periodo come questo. Anche quando tutto sarà passato, Anna insegna la resilienza in modo spontaneo, senza artificiosità e con il sorriso. La storia si presta ad essere utilizzata anche per la didattica a distanza, in particolar modo per la scuola primaria e per quella secondaria di primo grado.
Il racconto è scaricabile gratuitamente dal sito, cliccando qui. Cliccando su “Aggiungi al carrello”, “Visualizza carrello” e poi su “Concludi ordine”, registrandosi, potrete scaricare gratis il PDF. Se avete piacere, potete lasciare anche un commento su “recensioni”!
Il primo racconto della collana si chiama “Anna e la spiaggia”, e potete scaricarlo cliccando qui. Si tratta di una storia breve scritta nei mesi estivi, ambientata in un clima di spensieratezza ed allegria. Anche questa ha molti spunti interessanti per i bambini.
Sono giorni strani, quelli che stiamo attraversando. Anche a voi è capitato di sentirvi disorientati? Privi dei soliti punti di riferimento, del tran tran quotidiano, di mille attività lavorative (e non) da fare.
L’emergenza sanitaria ci fa rimanere soli con noi stessi, confinati in casa, e ci induce a riflettere. Riflettiamo su di noi, sulla nostra vita, sul presente, sul passato e sul futuro. Lo smartworking ci consente, ove possibile, di superare i confini fisici, comunicando anche oltre Oceano e continuando a lavorare.
Ma quanto realmente nella nostra vita abbiamo ancora il contatto con la realtà? Quanto siamo “connessi” nella realtà tangibile con la nostra famiglia? Come riusciamo a passare del buon tempo con essa? Ci ricordiamo il colore di un frutto sull’albero, la forma di una pianta, il profumo di un fiore che non siano artificiali? Senza dover scappare al lavoro, senza correre, “SENZA”.
La chiave di lettura di questa esperienza forse è proprio questo “SENZA”: la ricerca dell’ESSENZIALE, della comprensione di ciò di cui non abbiamo realmente bisogno per essere felici. E la riscoperta di ciò che invece per noi è fondamentale, e che non valorizziamo in modo adeguato.
Premesso che l’uomo è un animale sociale, per cui la mancanza dell’incontro degli amici o dei parenti è sicuramente motivo di dolore.. anche la solitudine può rivelare lati inaspettati. Un esame di coscienza sulla propria situazione, sulla propria capacità relazionale, sulle proprie flessibilità ed adattività a situazioni di emergenza.
Comunicare diviene una necessità, e allora ci si scambiano migliaia di video e foto inutili e assurdi per cercare di sdrammatizzare una situazione grave e surreale, che riguarda tutti. E questo TUTTI che travalica le frontiere fisiche e che ci rende una comunità unica onnipresente in vari luoghi della Terra ci rende anche tutti partecipi dell’ansia o del dolore, della speranza e del coraggio.
Una lezione di vita non da poco, dunque. Chissà che ognuno di noi ne esca con un po’ di coraggio e di voglia di vivere in più e con un po’ di superficialità e narcisismo in meno. Ci sono moltissime attività che possiamo fare a casa! Se vi annoiate ricordate che potete per esempio leggere un buon libro. E se avete compiuto 18 anni c’è Bonus Cultura 18 app – con 18 app in regalo una gift card La Feltrinelli !!!
Riporto di seguito una riflessione molto bella dello psicologo R. Morelli in merito, che come avrete capito condivido in toto.
“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte. Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare… In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l’economia collassa, ma l’inquinamento scende in maniera considerevole. L’aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira…
In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.
In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all’altro, arriva lo stop. Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene?
In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel “non-spazio” del virtuale, del social network, dandoci l’illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto. Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?
In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.
Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci. Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo.”
L’efficienza energetica in casa e in ufficio è un tema cruciale quando si parla di cambiamenti climatici: molta è l’energia che consumiamo con il settore civile, e grande è la responsabilità dei singoli.
Come detto più volte, ognuno di noi può fare qualcosa per mitigare i cambiamenti climatici, e risparmiare energia è un esempio. Il settore edile è altamente energivoro e la maggior parte degli edifici esistenti si colloca in classe G, ovvero appartengono ad una classe energetica poco efficiente, con altissime dispersioni ed elevato consumo in bolletta.
Nell’ambito dell’iniziativa “Italia in Classe A”, ENEA ha messo a disposizione alcuni opuscoli informativi per divulgare tematiche complesse in modo semplice e metterle a disposizione delle persone. Avendo aderito alla campagna formativa ed informativa, pubblico sul sito alcuni opuscoli che ritengo utili, liberamente scaricabili.
E’ successo di nuovo: ieri nella mia città, nel Lodigiano… in poche ore è caduto un quarto della pioggia caduta dall’inizio dell’anno… Questi eventi improvvisi, violenti, sempre più imprevedibili e incontrollabili sono un’espressione evidente dei cambiamenti climatici. Alcune persone sono rimaste intrappolate nei tunnel della tangenziale; disagi evidenti per numerosi cittadini in diverse aree della città. Il sottopassaggio di Via Zalli stanotte completamente allagato, per non parlare di Via Secondo Cremonesi. Case allagate, box e cantine alluvionati.
Se qualcuno ancora avesse dubbi, il cambiamento climatico esiste, ed è in atto. Rimando alla lettura del mio articolo “Perchè dovremmo tutti piantare alberi?”, in cui un video dell’IPCC mostra chiaramente come il cambiamento climatico porterà accentazione di problemi come fame, disuguaglianza sociale, migrazioni e crisi. E’ indispensabile un cambio di rotta, subito. Clicca qui
Ragioni per preoccuparsi: il cambiamento climatico porta, tra l’altro, alla perdita di ecosistemi. Se perdiamo ecosistemi, perdiamo biodiversità e possiamo incorrere in grossi problemi, non quantificabili: eventi estremi, siccità, alluvioni. Se la temperatura aumenta oltre una certa soglia aumenta il rischio di eventi catastrofici: scioglimento improvviso dei ghiacci, inversione di fenomeni circolatori oceanici, piogge fortissime, ecc. Si può parlare di singoli hot spot, ma se questi hot spot si collegano tra di loro il rischio di fenomeni estremi aumenta, con conseguenze catastrofiche. I cambiamenti climatici possono aumentare la disuguaglianza sociale: i paesi e i gruppi sociali più poveri sono più vulnerabili al cambiamento climatico.