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Alla ricerca dell’essenziale: #iorestoacasa

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Sono giorni strani, quelli che stiamo attraversando. Anche a voi è capitato di sentirvi disorientati? Privi dei soliti punti di riferimento, del tran tran quotidiano, di mille attività lavorative (e non) da fare.

L’emergenza sanitaria ci fa rimanere soli con noi stessi, confinati in casa, e ci induce a riflettere. Riflettiamo su di noi, sulla nostra vita, sul presente, sul passato e sul futuro. Lo smartworking ci consente, ove possibile, di superare i confini fisici, comunicando anche oltre Oceano e continuando a lavorare.

Ma quanto realmente nella nostra vita abbiamo ancora il contatto con la realtà? Quanto siamo “connessi” nella realtà tangibile con la nostra famiglia? Come riusciamo a passare del buon tempo con essa? Ci ricordiamo il colore di un frutto sull’albero, la forma di una pianta, il profumo di un fiore che non siano artificiali? Senza dover scappare al lavoro, senza correre, “SENZA”.

La chiave di lettura di questa esperienza forse è proprio questo “SENZA”: la ricerca dell’ESSENZIALE, della comprensione di ciò di cui non abbiamo realmente bisogno per essere felici. E la riscoperta di ciò che invece per noi è fondamentale, e che non valorizziamo in modo adeguato.

Premesso che l’uomo è un animale sociale, per cui la mancanza dell’incontro degli amici o dei parenti è sicuramente motivo di dolore.. anche la solitudine può rivelare lati inaspettati. Un esame di coscienza sulla propria situazione, sulla propria capacità relazionale, sulle proprie flessibilità ed adattività a situazioni di emergenza.

Comunicare diviene una necessità, e allora ci si scambiano migliaia di video e foto inutili e assurdi per cercare di sdrammatizzare una situazione grave e surreale, che riguarda tutti. E questo TUTTI che travalica le frontiere fisiche e che ci rende una comunità unica onnipresente in vari luoghi della Terra ci rende anche tutti partecipi dell’ansia o del dolore, della speranza e del coraggio.

Una lezione di vita non da poco, dunque. Chissà che ognuno di noi ne esca con un po’ di coraggio e di voglia di vivere in più e con un po’ di superficialità e narcisismo in meno. Ci sono moltissime attività che possiamo fare a casa! Se vi annoiate ricordate che potete per esempio leggere un buon libro. E se avete compiuto 18 anni c’è Bonus Cultura 18 app – con 18 app in regalo una gift card La Feltrinelli !!!

Riporto di seguito una riflessione molto bella dello psicologo R. Morelli in merito, che come avrete capito condivido in toto.

“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l’economia collassa, ma l’inquinamento scende in maniera considerevole. L’aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira…

In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.

In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all’altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.
Sappiamo ancora cosa farcene?

In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.

In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel “non-spazio” del virtuale, del social network, dandoci l’illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.
Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?

In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.

Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo.”

(Cit. F. MORELLI)

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